Relazione educativa Genitori-Figli

Diventare genitori è senza dubbio un evento gioioso che porta con sé grandi nuove sfide. Alcune volte si è condizionati da un’immagine idealizzata di quello che è la genitorialità, con la conseguenza che non si è pronti ad affrontare quelle che sono le normali sfide che questa nuova situazione porta con sé. 

Mettere al mondo un figlio significa concepire nuove parti di sé ed è attraverso questo atto creativo che la coppia sperimenta il cambiamento.

Qualunque sia la situazione, per diventare genitori è necessario in primo luogo riappacificarci con le figure genitoriali che portiamo dentro, trasformarci da figli a persone adulte, in quanto anche se ci comportiamo al meglio come genitori, quello che trasmettiamo al bambino è la complessità del nostro essere e del nostro sentire. Ciascuno di noi è una biografia, una storia. Ognuno di noi costruisce e vive un “racconto”, che è la nostra identità. La famiglia d’origine è la matrice costitutiva dell’identità personale. La nostra infanzia è qualcosa che continua a esistere dentro di noi e influisce su tutto quello che facciamo, proviamo, genitorialità compresa.

Da tempo gli studi di psicologia e di pedagogia delle relazioni familiari indicano che il primo compito di ciascun genitore è legittimare l’altro come genitore[1], manifestando apertamente davanti ai figli fiducia nei confronti delle sue competenze genitoriali. Senza riconoscimento reciproco tra i genitori diventa ardua, talvolta impossibile, una adeguata cura educativa dei figli.

Oggi, in considerazione dei diversi problemi insiti in bambini, adolescenti, adulti, si comincia a scorgere la necessità di un sostegno alla famiglia che non sia solo economico e materiale (welfare), ma di educazione alla riflessione, alla ricerca di significato, che faccia leva sulla responsabilità genitoriale, sociale, delle comunità, delle reti.

La formazione delle famiglie può essere pensata a partire dalle prospettive di diversi pedagogisti del panorama contemporanea che parlano di enrichment dei legami familiari[2], di riflessività genitoriale[3], di corresponsabilità educativa[4], della promozione delle competenze[5],[6].

Spesso i genitori si sentono dire dai docenti che i loro figli non rispettano l’autorità adulta; Claudia Messing[7], psicologa argentina, spiega molto bene tale atteggiamento parlando di “bambino simmetrico[8]”. Il bambino simmetriconon comprende la possibilità che gli adulti possano esercitare una certa autorità su di lui, ciò in quanto è stato cresciuto come un “pari” dai propri genitori. Il suo comportamento fonda le radici nei nuovi modelli educativi ove non c’è un esercizio coerente dell’autorità, né una nitida definizione dei ruoli genitoriali e dei figli; nell’ambito familiare si è imposta una sorta di democrazia smisurata, che disegna le gerarchie in modo tale che tutti finiscono con il percepire gli altri come pari, quando non lo sono.

Il bambino simmetrico crede di avere sempre ragione, di sapere perfettamente cosa vuole e detesta chiunque gli ponga dei limiti, dà poco credito agli adulti, trattandoli come suoi pari, non ha buone relazioni con i suoi coetanei.

Altro serio problema che attanaglia i nostri piccoli alunni, gli adolescenti, i giovani adulti è l’andare in frustrazione nella gestione di pur piccoli problemi. Ciò accade quando gli stessi sono vittime di un atteggiamenti iperprotettivi e ansiosi da parte dei genitori che agiscono subitaneamente anticipando le situazioni pericolo, impedendo che qualsiasi evento possa turbare la serenità dei loro figli.

Per aiutare il bambino a crescere risulterà necessario educarlo a essere indipendente, non impedirgli di fare qualcosa perché “troppo piccolo”; dare importanza alla precisione, responsabilizzarlo attraverso il prendersi cura della natura e degli animali; rafforzare e valorizzare i talenti innati dello stesso ponendoci come guida, insegnandogli la resilienza, ossia la capacità di reagire e di imparare dagli errori, senza farsi scoraggiare dal primo ostacolo o dalle delusioni.  #ProviAMOci!

Anna Tataranni
Insegnante, Pedagogista


[1] Iafrate R., Giuliani G. (2006). L’enrichment familiar. Roma: Carocci.

[2] CFr

[3] Fabbri, L. (2008). Il genitore riflessivo. La costruzione narrativa del sapere e delle pratiche genitoriali. Rivista Italiana di Educazione Familiare, 1, 45-55.

[4] Pati L. (2019). Scuola e famiglia. Relazione e corresponsabilità educativa. Brescia: Scholè.

[5] Milani P. (2001), Manuale di educazione familiare. Ricerca, intervento, formazione. Trento: Erickson

[6] Formenti, L. (2008). Genitorialità (in)competente? Una rilettura pedagogica. Rivista di Educazione Familiare, 1, 78-91.

[7] https://lamenteemeravigliosa.it/il-bambino-simmetrico-fenomeno-inquietante/

[8] Messing C. “Come si sentono e pensano i bambini oggi. Ricerca sulla simmetria del bambino con l’adulto. Risorse per l’educazione, l’educazione e la clinica dei bambini e dei giovani ”(Editoriale Noveduc)