Quante forme di amore esistono?
Secondo gli antichi greci, progenitori della nostra civiltà, esistono 6 forme di amore, ciascuna delle quali è declinata con l’uso di una specifica parola.
La prima, la più comune, la più universalmente riconosciuta è rappresentata dall’1) “Eros”. Dio della mitologia greca è ritratto come un giovane baldanzoso alato bellissimo, armato di arco e frecce che trafiggono il cuore degli innamorati.
I “prescelti” dall’Amore non potranno più sfuggirgli.
Eros avvince, seduce, brucia della sua stessa fiamma; minaccia, potenzialmente, gli equilibri psichici di chi lo prova, disregolatore di emozioni, provoca perdita di controllo in chi lo esperisce. Si lega all’istinto, all’avventatezza, è forza motrice dell’universo, avvicina i corpi in una tensione naturale che pervade nelle sue sensazioni intensamente attrattive. Eros è una delle 2 forze che domina le vite umane, insieme con la sua gemella opposta, thanatos (istinto di morte). Multisfaccettato nella sua fisionomia, Eros assume la forma di qualsiasi spinta dinamica che sollecita gli uomini ad inseguire le proprie inclinazioni, i propri interessi e le proprie curiosità più fervide e ferventi. Riguarda l’amore che, ciascuno di noi, profonde in se stesso e/o negli altri, nelle attività e nelle esperienze cui si dedica con proposito, volontà, spirito creativo e moto di azione.
La 2) forma di amore prende il nome di “Philia”, intesa come legame di amicizia profonda. In essa, c’è una tensione radicale che cambia la vita. Si sottendono valori incondizionati quali l’altruismo, la generosità e il coraggio. Si condividono dolori e gioie, in un patto “non scritto” che non si può rescindere e che lega i cuori inestricabilmente. Una storia d’amore, senza questo grande sentimento di amicizia, è in se stessa menomata e vacillante. I partner che sono, prima di tutto amici, saranno più facilmente disposti a soccorrersi, a spalleggiarsi in un movimento spontaneo, che includa anche il prendersi cura delle debolezze e delle amarezze dell’altro, prestando il proprio aiuto e il proprio sincero sostegno.
La 3) forma di amore si esemplifica nel “Ludus”, vale a dire quel qualcosa di vitale, quella componente giocosa che colma l’amore di allegria, di ilarità e di divertimento. L’amore ride, si permea di ironia e diventa parte attiva del nostro benessere. In modo ancestrale, i bambini partecipano al mondo e alle sue esperienze, tramite il gioco. Gli innamorati, soprattutto nella fase iniziale della loro conoscenza, si inebriano di “ludus” nelle loro schermaglie amorose, colorando gli scenari della loro comunicazione emotiva.
La stagione dell’amore maturo prende il nome di 4) “Pragma”, forma di amore più evoluto che interviene a surrogare, a integrare e sostenere, quando la passione e l’entusiasmo iniziali si placano. Lungi dal configurarsi come una sfaccettatura lacunosa e manchevole, “Pragma” si ispira alla maturità emotiva, sua foce, e induce a nutrire aspettative realistiche verso l’altro, non più idealizzato ma riconosciuto nella sua umanità autentica. “Pragma” attiva intelligenza, ragione e laboriosità, guarda alla progettualità di un futuro co-costruito, nel quale, concretamente unire le reciproche vite, in un effluvio trasformativo, nel quale il “Noi” di coppia si consolida imperituro. Può essere attraversato anche da momenti di divisione per la coppia, in quanto non mira alla conservazione forzata delle relazioni, ma le preserva solo quando sorrette dall’onesto sentimento dell’amore. Gestire il pragma è un’arte complessa e coincide con una dimensione protettrice dell’amore che difende e conserva.
Altra stupenda e raffinata declinazione dell’amore è 5) “Agape”, la sfumatura dell’altruismo, il corrispondente latino della parola “caritas”, attraverso cui è dato all’uomo di esprimere solidarietà verso tutti gli esseri e le cose. La sua piega espressiva è la compassione, (“cum-patheo” = sentimento di vicinanza alle sofferenze altrui), da una parte e la gentilezza, dall’altra. In che modo l’agape può abitare la coppia? Quando la trascende e l’aiuta a non chiudersi in se stessa, favorendo la sua apertura all’intera comunità, perché nel chiuso asfittico del rapporto tutto marcisce. Ho letto in un libro, da cui ho tratto ispirazione per scrivere questo articolo, “l’amore nasce eterno” dello psichiatra e psicoterapeuta Antonino Tamburello – 2023 – che “senza agape l’amore della coppia diventa un mare privo di sbocchi. Il Mar Morto perché è morto? Perché non ha affluenti e non ha comunicazione, non scambia le sue acque con l’esterno”. Si tratta di una calzante metafora che esprime magistralmente il suo significato!
Infine, 6) conosceremo la “Philautia” intesa come “amore per se stessi” e a cui potremo dare un duplice valore, da un canto, un’accezione negativa, allorquando esso sarà teso solo alla ricerca di fama, di onori, di gloria, di piacere e di successo, – si pensi al mito di Narciso che si innamora della propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua, nel quale c’è spazio e forma di ammirazione devota unicamente per se stesso; dall’altro canto, un’ accezione positiva che si condensa in una forma sana di amore per sé, nella quale un essere umano si vede per ciò che realmente è, nella sua essenza più profonda, compresa di risorse e potenzialità, ma anche di limiti e di vulnerabilità.
Luciana Giordano
Psicologo clinico e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale.