Ricomincio … da me
“Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”
(Jodorowsky – scrittore)
Eccoci qua … ma che poi, se ci pensiamo, qua dove? Dove siamo, in realtà, ce lo siamo mai veramente chiesto?
Proviamo a rifletterci un attimo. Se pensassimo allo stato generale delle cose, possiamo affermare prontamente di trovarci nel bel mezzo di una pandemia dalla quale ognuno spera di venirne fuori il prima possibile. Ok. Ma se provassimo, invece, ad andare un po’ più a fondo e dal generale arrivassimo a mettere una piccola lente d’ingrandimento su di noi in particolare, ebbene, rispondere a questa domanda sarebbe comunque così semplice e così scontato? Probabilmente no.
Se dovessimo soffermarci a leggere il nostro piccolo grande universo interiore lì si creerebbero due fronti: coloro che crederanno a priori che far questo sia un’enorme ed inutile perdita di tempo e coloro che, pur volendo farlo, a volte perdono la giusta rotta e scoraggiandosi non riescono più a ritrovarsi. Ma certo è che in un modo o nell’altro affermare effettivamente dove si è e dove si sta andando non è così automatico.
Perché questo? Perché vorrebbe dire innanzitutto darsi la possibilità di chiederselo, per poi imparare giorno dopo giorno a fermarsi e a ripensare a se stessi sotto altre mentite spoglie. Ripensare ai nostri bisogni, ai nostri desideri, ai nostri sogni e alle nostre priorità che spesso non coincidono con quelle che la società ci impone. Insomma un bel tira e molla che ci fa disperdere tantissime energie; ma il bello è che spesso nemmeno ce ne accorgiamo.
Lottiamo, lottiamo … ma contro chi? Se non contro noi stessi. Siamo abituati a volte, purtroppo, a scaricarci di un po’ di responsabilità attribuendo ad altri o ad altro il nostro malessere, il nostro sentirci appesantiti e incastrati in situazioni soffocanti, la nostra immobilità, il nostro stress, il nostro dover correre e correre sempre, per andare poi chissà dove?
Tutto questo, però, offusca l’unica vera grande verità: abbiamo perso la bussola per poter percorrere il sentiero che ci farà incontrare autenticamente con noi stessi. È questa l’unica mèta che, in fondo, ognuno di noi dovrebbe avere.
Potreste dirmi: ma cosa dici? Dovrei vivere la mia vita, l’unica che ci è concessa, sprecandola per ritrovare chissà cosa dentro me stesso? Ed io vi risponderei: ebbene sì! Partire da se stessi è il primo passo che ci conduce verso l’altro. Ci avete mai pensato? Solitamente ci ritroviamo a fare il contrario, ovvero a partire dagli altri attribuendone le responsabilità del nostro benessere o malessere e a raccontarci che stiamo così perché ci è successo questo o quello o ci è stata fatta questa o quell’altra cosa. Beh pensar così è molto più semplice, no? Abbiamo trovato su chi o su cosa scaricare tutte le nostre tensioni ed emozioni. Ma a discapito di chi? Noi stessi. Scaricare un disagio non vuol dire affrontarlo e superarlo. Chi potrebbe farlo al posto nostro? Proprio nessuno.
Morale della favola? Ricominciare … da noi stessi!
In questo periodo, trascorse le vacanze estive, stanno ripartendo tutte le varie attività. Questo deve essere uno stimolo non per distrarsi ma per rimanere focalizzati su noi stessi, per chiederci: dove siamo, cosa stiamo facendo e se ne siamo soddisfatti, se ci stiamo ascoltando o se stiamo dando retta soltanto al nostro datore di lavoro, al politico di turno, a nostra moglie o marito, fratello o sorella, amico o amica. Ma al nostro cuore? Chi ci pensa al nostro cuore?
A questo punto potreste dirmi: va bene, il concetto è chiaro, tutte parole bellissime, ma concretamente? Come si fa?
Innanzitutto: avere il coraggio di fermarsi, avere la pazienza di ascoltarsi, avere la forza interiore di esporsi al cambiamento uscendo dalla propria zona di comfort, è questo l’unico modo per entrare in contatto con il nostro qui ed ora, il nostro momento presente, il luogo dove adesso ci troviamo, per poter avere una maggior consapevolezza di noi stessi e dunque dei nostri sogni e dei nostri desideri più profondi.
Concretamente, un’ottima pratica che può aiutarci è sicuramente la meditazione, poiché ci aiuta a filtrare con consapevolezza le informazioni provenienti dall’esterno e a raggiungere, in questo modo, il centro di noi stessi. Oppure, ancora, saper praticare l’arte in tutte le sue forme. Questo non vuol dire che dobbiamo diventare famosi pittori, scrittori o musicisti, ma saper essere anche dei semplici spettatori che hanno imparato a leggere e ad incantarsi di fronte a tante meraviglie.
Creare bellezza, osservare bellezza, può essere un ottimo modo per facilitarci nell’entrare in contatto con il nostro mondo interno, con il nostro inconscio.
Per questo dobbiamo osservare, creare, viaggiare con la mente per scoprire nuovi mondi, usare l’arte a nostro vantaggio dove anche grazie al testo di una canzone, alla pagina di un libro, alla battuta di un film, alla visione di un quadro riusciamo in qualche modo a dar voce alle nostre emozioni e ad esprimere al meglio noi stessi. È in questo modo che potremo, col tempo, imparare realmente ad ascoltarci e a scoprire e a far luce sulla parte più profonda e autentica di noi, vivendo fiduciosi il nostro presente e sentendoci sempre connessi con il nostro ‘vero sé’, con chi siamo nel profondo.
Certo può risultare facile a dirsi e un po’ più complicato nella pratica, ma come ho citato all’inizio lo scrittoreJodorowsky: “Il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”.
Dobbiamo avere il coraggio di fare questo primo passo.
Vi lascio con una curiosità, vi siete mai chiesti letteralmente cosa vuol dire “avere coraggio”? Coraggio deriva dal latino ‘cor’ che tradotto vuol dire ‘cuore’. Per cui avere coraggio ha un significato tremendamente straordinario: ‘riuscire a raccontare la storia di chi siamo con tutto il nostro cuore’. Ma per poterci raccontare dobbiamo prima saperci ascoltare.
E noi, con estrema sincerità, abbiamo il coraggio di ascoltare il nostro cuore rispettandone i desideri?
… sintonizziamoci con noi stessi e mettiamoci all’ascolto …
Psicologa e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale.