Innocenti

Guerra, una parola che siamo abituati a sentire da bambini, a leggere sui libri di storia, ad ascoltarla nei racconti dei nostri nonni; oggi, purtroppo, la stiamo vivendo in tutto il suo orrore. Potremmo parlare e sviscerare moltissimi aspetti, dalle posizioni politiche, alle strategie, al dispiego di armi, alle sanzioni  economiche e finanziarie, ma l’aspetto che emotivamente mi ha coinvolto tanto da portarmi a scrivere il primo articolo della mia vita, sono proprio loro, gli Innocenti.

Mi chiamo Fabio e sono papà da undici mesi, amo la mia famiglia, la mia terra, ho radici salde nella mia città e la fortuna di una rete parentale e amicale solida e anche solo per questo, mi ritengo estremamente fortunato. Mia figlia si sente in un porto sicuro, ma i bambini che stanno lasciando tutto che consapevolezza hanno? Quei bambini che sentono attorno a sé solo disperazione e paura, sanno che probabilmente il loro papà dovrà combattere, anche se un fucile in mano non lo ha mai preso?  le persone che non possono scappare perché malate e rinchiuse in un bunker, chi è solo, gli anziani, chi non ha nessun altro posto dove rifugiarsi, sono proprio loro gli innocenti che mi straziano il cuore ogni volta che guardo un telegiornale.

Rabbia, angoscia, paura, dolore questi sono i miei sentimenti nel vedere i fatti di cronaca, come quei genitori che abbracciavano il corpicino esamine del proprio bambino di diciotto mesi, morto per una guerra, con la sua mamma che lo accarezzava per l’ultima volta, china su di lui quasi a volerlo proteggere nel viaggio della morte .

 Come è possibile esistano persone di serie A e persone di serie B, come se fossimo all’interno del fantacalcio, dove qualcuno proprio in base alle sue scelte ci muove come pedine per raggiungere i propri obiettivi, a discapito di molti altri? Come si può separare una famiglia, costringendo un padre a combattere e uccidere suoi fratelli per difendere la casa che con amore e sacrificio ha costruito, abbandonando i propri sogni, le proprie certezze, i propri amori? L’essere umano è davvero disposto a pagare tutto questo per aggiungere una linea tratteggiata sulla cartina geografica?

Forse quando parliamo di guerra, quando giochiamo a fare la guerra con i nostri bambini, dovremmo spiegarli che le armi portano dolore e che un uomo non dovrebbe mai provare tutto questo. L’educazione delle future generazioni può partire anche dal gioco e allora giochiamo a fare la pace e non la guerra.

Un padre

Fabio Sacco
Impiegato