Il viaggio della vita
Un’esperienza per traghettare i figli verso “l’isola che c’è”

L’avventura nella vita nasce nel grembo materno, luogo sicuro e accogliente dove già si sperimentano i primi scambi vitali-emozionali che nutrono e preparano quel legame d’amore che attraversa l’esistenza. Questo legame, se privo di interferenze, con il tempo cambia, si trasforma e si rigenera, attraversando varie fasi: a) conoscenza iniziale; b) accudimento; c) percezione ed allargamento dello sguardo; d) costruzione delle prime autonomie; e) conflitto e ricerca dell’indipendenza; f) rinnovamento e complicità .
Quest’ultimo stadio con il tempo e la maturità, supera il distacco e la distanza fisica.
La nostra vita terrena si configura sempre come un viaggio, un’avventura dove affrontiamo prove che ci rafforzano, superiamo ostacoli, riceviamo doni e aiuti, subiamo perdite, incontriamo falsi eroi che ci indeboliscono e raggiungiamo mete e obiettivi che ci arricchiscono, migliorandoci e valorizzandoci.
Nella pratica clinica e laboratoriale, spesso abbiamo cercato di riprodurre analogicamente la metafora del viaggio.
Nelle nostre co-conduzioni di laboratori madre-figlia, dopo una presentazione, introduciamo la fase dello “svuota zaino”. Contestualmente disegniamo su di un grande foglio la “linea del tempo” che scandisce i momenti significativi della vita: nascita, festività, gite, viaggi, momenti tragici, ecc. Inoltre, predisponiamo una cesta con alcuni oggetti simbolo. Ciò ci aiuta a conoscere meglio i soggetti coinvolti agevolando la coppia madre-figlia alla partenza. Dopo la prima intima-esplorazione, organizziamo simbolicamente lo zaino-valigia con altri oggetti, piccole risorse necessarie per incominciare il viaggio e raggiungere le mete prefissate, inoltre, realizziamo con delle corde una zattera, sulla quale si sale per iniziare il percorso. Le mete variano a seconda delle età e dei centri d’interesse: ricerca di maggior autonomia dai genitori, promozione scolastica, vittoria di una competizione sportiva, avere più amici con cui trascorrere il proprio tempo libero, accelerare un processo di guarigione dopo un incidente o malattia, superamento di paure, desideri ecc.
Tra gli oggetti evocativi messi a disposizione per il viaggio poniamo: un cannocchiale, un libro, un telefono, dell’acqua, una bussola per orientarsi, musica, maschere, indumenti ecc.
A seconda delle mete prefissate, si sceglie come riempire lo zaino-valigia, ma prima di riempirlo è bene sincerarsi che siamo alleggeriti da ciò che ci appesantisce.
Descrizione delle fasi del setting 1 – Lo “svuota zaino”
la pratica
iniziale rappresenta la ricognizione dei vissuti scomodi accumulati. In questa
fase, invitiamo madre e figlia a scrivere, sul foglio predisposto, dove abbiamo disegnato
la linea del tempo, le emozioni e le sensazioni fisiche spiacevoli e piacevoli vissute.
La verbalizzazione aiuta a portare ad emersione i carichi accumulati e a favorire, nella condivisione in uno spazio protetto non giudicante, un maggior alleggerimento ed una eventuale attribuzione ai contesti di appartenenza (scuola, famiglia, lavoro ambito amicale, ecc.).
Dopo questa prima e preziosa pratica (che consigliamo di fare anche a casa la sera prima di addormentarsi) passiamo alla seconda.
2 – Organizziamo lo zaino-valigia
Fase in cui si è pronti per partire, in questo momento bisogna riempire il bagaglio di ciò che potrebbe servire. Ciascuna figlia può decidere da sola o chiedere un consiglio alla propria madre.
Si invita poi a salire sulla zattera per poi essere traghettate sull’Isola che c’è, simbolo del raggiungimento del proprio sogno.
Il viaggio non sempre è privo di ostacoli. Tempeste possono rovesciare la zattera o falsi eroi possono ostacolarci, invece di aiutarci. E’ importante non perdere di vista la meta da raggiungere e seguire la rotta facendosi guidare dalla bussola (genitore) con l’aiuto del proprio sentire.
Una volta arrivati all’ “isola che c’è”, si conclude l’esperienza verbalizzando in cerchio quanto abbiamo registrato emotivamente e fisicamente.
Chi vuole può anche lasciare una traccia con un disegno riferito ai momenti salienti dell’esperienza. Ogni partecipante si porta a casa un apprendimento che lo aiuterà ad affrontare la prossima impresa. Tra gli apprendimenti emersi segnaliamo: “Si può chiedere aiuto quando si è in difficoltà”; “Non sempre si raggiungono subito gli obiettivi a causa degli imprevisti”; “Il voler bene di una madre mi protegge quando sono triste”.
Tutto passa tranne il suo amore…
Carmen Greco
Psicoterapeuta famliare, psico-pedagogista
Palma Domenichiello
Laureata in Scienze Motorie, Performer, coreografa, ricercatrice
Bibliografia
Andrèe Poulin Enzo Lord Mariano – Qui da noi non c’è posto Cris Vigler – Il viaggio dell’eroe
Lucia Salemi – La zattera
Rebecca Young Matt Ottley – Un nuovo orizzonte Beatrice Alemagna – Le cose che passano