Il conflitto come mezzo per educare alla responsabilità. Il rapporto adulto/adolescente

Un concetto fondamentale nella relazione adulto/adolescente, è il CONFLITTO. Il conflitto genera paure e sofferenze, fa emergere la paura della reazione dei ragazzi/figli, mette in luce la fragilità degli adulti (bisognosi conferme) e si tende, generalmente, a fuggire dalla responsabilità educativa, ricercando un rapporto alla pari che non può e non deve esserci in questa relazione. Bisogna riscoprire la CULTURA DEL CONFLITTO che significa RESPONSABILITÀ, IMPEGNO e AFFETTO. È essenziale ed efficace alla crescita dell’adolescente perché aiuta alla ridefinizione propria identità e insegna limiti propri/altri e come risolverli. Una volta capito questo, osserviamo il dialogo, il linguaggio tra adulto/adolescente. Solitamente ci sono due tendenze: l’AUTORITARISMO o il PERMISSIVISMO, entrambi basati su un rapporto di forza dove, il primo risolve i problemi lasciando l’adolescente sconfitto e con il cuore ribellato; il secondo, ribalta la situazione: è l’adulto a soccombere, a sentirsi perdente e a celare nel cuore un senso di frustrazione e di amarezza. E allora? Cosa fare? Ci viene in aiuto qui, THOMAS GORDON con i suoi due concetti principali della COMUNICAZIONE EFFICACE:

1- l’ascolto attivo;

2- il messaggio- io (o in prima persona)

L’ASCOLTO ATTIVO è basato su 4 momenti:

Ascolto passivo (silenzio). Il non dire niente ascoltando comunica accettazione e tolleranza. L’adolescente non capirà mai e non dirà mai cosa lo turba o lo sta preoccupando se è l’adulto a parlare;

Cenni di attenzione. Possono essere non verbali (un sorriso, un cenno del capo, l’annuire…) o verbali (capisco…). Particolarmente durante le pause stanno ad indicare che si è particolarmente attenti all’altra persona;

Espressioni facilitanti, incoraggianti. Sono espressioni che non contengono alcuna valutazione relativa a ciò che viene detto ma aiutano il ragazzo ad approfondire quanto sta dicendo;

Ascolto attivo. L’adulto riflette, senza interpretare né valutare, il messaggio dell’adolescente comunicandogli attenzione, accettazione, comprensione; ciò lo aiuterà a trovare la soluzione ai suoi problemi rafforzando la fiducia in se stesso e negli altri. L’ascolto attivo non rispecchia le parole, ma i sentimenti.

l messaggio io si basa sul dichiarare i propri sentimenti rispetto a ciò che crea disagio. Ma anche nell’esplicitare i nostri desideri e alle nostre aspettative, parlando di ciò che vuoi tu e non di cosa si dovrebbe fare.

Il MESSAGGIO-IO, è, invece, una tecnica dove non vi è alcuna valutazione della persona che compie l’azione (contrariamente al ‘messaggio tu’), ma la semplice informazione rispetto agli effetti del suo comportamento e dei sentimenti, delle emozioni e delle reazioni che provoca in noi.

Quindi…

Sei arrabbiato diventerà: Mi sembri arrabbiato.

Devi darmi quei documenti diventerà: Ho bisogno di quei documenti.

Questa tecnica veniva chiamata anche frase ternaria proprio perché si compone di tre parti:

1- Descrizione del comportamento/problema senza nessuna espressione di giudizi0 (quando tu…)

2- Descrizione dell’effetto concreto che provoca su di te il comportamento (succede che…)

3- Descrizione degli effetti soggettivi del problema su di te (io mi arrabbio…)

Così Sei sempre in ritardo! può diventare: Quando arrivi in ritardo, dobbiamo ripetere quello che abbiamo detto e finiamo per perdere tempo, rischiando di fare meno oppure finire più tardi del previsto. Questo mi irrita e mi lascia anche di cattivo umore perché devo rivedere i miei piani della giornata.

Inoltre, questa modalità di messaggio, include il senso di responsabilità. Perché se ti esprimi così, ti assumi la responsabilità di come ti senti, della tua situazione, dei tuoi pensieri e delle tue emozioni. Senza colpevolizzare gli altri di come ti fanno sentire. Prendendo l’abitudine di esprimerti in prima persona, sei anche portato a fare un’analisi della tua situazione. Anche solo nel momento in cui ti esprimi in prima persona, sei costretto a trasformare la tua frase. Questo ti porta a essere consapevole del tuo modo di sentirti e di assumertene la responsabilità. Facendo così non colpevolizzi l’altro, anzi, fai una richiesta adulta e diretta di cosa vuoi, dicendolo in maniera esplicita. Questo scarica solo la giusta parte di responsabilità sugli altri, però provoca una maggiore collaborazione rispetto ad altri modi di esprimersi. Infatti quando impari a esprimerti in prima persona, gli altri invece che arrabbiarsi come succede con i messaggi in seconda persona, si sentono considerati e utili. Di conseguenza sono più disponibili e collaborativi.

Appare, dunque, evidente quale importanza rivestano l’accettazione, la trasparenza, l’empatia per una corretta comunicazione in ogni rapporto umano ed in particolare tra adulti e giovani. E ricordiamoci quello che ci dice Gordon stesso:

“L’unico mezzo per aiutare chi si trova in difficoltà è accettarlo così com’è ed accettare qualcuno è un grande atto d’amore, una grande forza terapeutica[1]”.

Tiziana Casertano
Laureata in Scienze dell’educazione con indirizzo multiculturale


[1] Cfr. T. Gordon, Genitori efficaci. Educare figli responsabili, La Meridiana, Molfetta (Ba), 2014.