Attraverso gli occhi degli adolescenti: un riflesso che sa comunicare

Il mondo degli adolescenti è così complesso e caratterizzato da eventi che ne segnano le fasi di sviluppo, da essere inteso come “in divenire” e quindi chiamato ad affrontare e a superare quelle tappe evolutive tipiche dell’età. Lo sviluppo, però, non avviene secondo un ritmo identico per tutti gli adolescenti; sarà, quindi, il modo con cui le tappe previste vengono affrontate e superate ad indicare la specificità di ogni ragazzo e la conformità del suo percorso di sviluppo.

I sistemi di riferimento che aiutano l’adolescente ad assolvere a questo compito sono sostanzialmente tre: il sistema familiare, il sistema dei pari, il sistema degli adulti.

È quello familiare ad essere il più significativo, poiché è attraverso le esperienze relazionali che avvengono nella propria famiglia che si costituiscono in gran parte le potenzialità o le rigidità di un essere umano. La famiglia viene intesa come una base d’appoggio, una base sicura dalla quale e verso la quale l’adolescente sa che può differenziarsi e ritornare ogni qual volta ne sentisse la necessità. Il triangolo che si viene a formare tra se stessi e i genitori è dunque il più importante della vita, è quello da cui una persona sviluppa modelli relazionali triangolari che rimangono relativamente fissati in tutte le relazioni future. Ogni membro del sistema è in rapporto tale con gli altri membri che lo costituiscono che qualunque cambiamento avvenga in uno di essi causa, di conseguenza, un ulteriore cambiamento tra tutti i membri e in tutto il sistema. La mobilità in e tra i sistemi relazionali è fondamentale per la crescita sana del ragazzo. Egli, infatti, può separarsi dalla sua famiglia solo se è in grado di unirsi ad altri sistemi, continuando a sentire però l’appartenenza alla propria famiglia.

Altro sistema importantissimo per l’adolescente è quello dei pari, poiché in esso può portare conflitti e ansie e può sperimentare se stesso con i propri simili. Difatti, le funzioni principali di questo sistema sono quelle di accogliere ed elaborare le agitazioni interiori attraverso regole interne e scambi emotivi tra gli adolescenti.

Il sistema degli adulti, invece, è quello che tende ad agire più sulla sfera cognitiva del ragazzo che su quella emotiva, permettendogli così di sviluppare le capacità di pensiero acquisendo nuove competenze logico-formali.

Il processo di crescita nell’adolescente, dunque, è possibile grazie alla mobilità intersistemica, ovvero un movimento complesso che si traduce in avanti verso gli adulti, indietro nella famiglia, di lato nei pari e a spirale nel Sé.

La definizione delle relazioni che avvengono tra l’adolescente e ciascun membro degli altri sistemi di riferimento avviene attraverso la comunicazione.

Partendo dunque dal presupposto che non si può non-comunicare, notiamo come sia l’attività che l’inattività, sia le parole che il silenzio abbiano tutti valore di messaggio. La comunicazione, infatti, è un dato certo all’interno del quale gli individui si muovono, decidono chi sono e cosa vogliono essere. Essa costituisce, pertanto, una connotazione psicologica molto significativa perché diventa costitutiva dell’identità personale e della rete di interscambi in cui l’individuo è inserito.

Oltre che la comunicazione, è importante sottolineare il ruolo altrettanto fondamentale della metacomunicazione, intesa come una cornice all’interno della quale viene interpretato il contenuto del messaggio; una cornice che è definita dal tipo di interazione e dai processi relazionali che si stabiliscono tra gli interlocutori.

La comunicazione, quindi, rappresenta qualcosa di molto più complesso rispetto alla semplice trasmissione di informazioni che da una fonte A passa ad un destinatario B, e viceversa. È una dimensione essenziale e costitutiva della persona.

La comunicazione appartiene dunque, sotto varie forme, anche all’universo adolescenziale il quale è ricco di sfaccettature: ogni ragazzo agisce e reagisce ai suoi cambiamenti diversamente dall’altro. È come se fosse una piantina destinata a diventare un grande albero: nel momento in cui è ancora piantina ha bisogno delle attenzioni e di tutte le cure possibili affinché possa crescere bene e diventare un magnifico albero alto e robusto; ma se la piantina è lasciata a se stessa, in balìa della siccità, del vento, delle tempeste, allora essa difficilmente potrebbe resistere e, nel momento in cui invece dovesse riuscirci, porterebbe con sé durante la sua crescita segni indelebili che le impedirebbero di diventare il meraviglioso albero che tanto sperava.

Attraverso il mio lavoro, ho a che fare molto spesso con bambini e ragazzi di tutte le età e noto con mano quanto può essere differente il mio modo di pormi e di comunicare con ciascuno di loro. Ogni volta che li guardo negli occhi sento di entrare in punta di piedi nel loro piccolo mondo, nella loro piccola storia; in loro c’è il riflesso del proprio padre, della propria madre, di eventuali fratelli o sorelle. Mi vengono così in mente le parole dei miei didatti, quando frequentai la scuola di specializzazione, che nel primo giorno di training ci fecero capire in che maniera e con quale intensità la famiglia di ciascuno di noi fosse presente lì in quel momento, come in altri, se pur fisicamente distante.

Questo per dire che riuscire a comunicare e ad entrare in empatia con chi ci sta di fronte, che sia un figlio, un genitore o un amico, ed iniziare a saper leggere quegli occhi, a saper leggere quel corpo, a saper leggere dietro quelle parole i significati profondi ed interni di ciascuno è molto importante per far sì che si instaurino relazioni sane ed autentiche.

Bibliografia:

 “Vita da adolescenti” di L. Baldascini

“Dalla famiglia all’individuo” di M. Bowen

“Pragmatica della comunicazione umana” di Watzlawick

Rosanna Santoro
Psicologa e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale.