Psicoterapia Online con minori: quali riflessioni?
L’emergenza sanitaria degli ultimi mesi e le relative misure di sicurezza e protezione per limitare il contatto sociale, hanno imposto la sperimentazione di una forma alternativa per i colloqui psicologici, quella tramite web e dispositivi tecnologici.
Come in questo caso, capita che situazioni di necessità a cui non possiamo sottrarci ci portino a nuove scoperte e considerazioni. Attraverso questo contributo si vogliono condividere delle osservazioni emerse dall’utilizzo dei colloqui on linecon i minori, in generale, e con i minori ospiti di comunità residenziali, in particolare. Le considerazioni da fare sono e saranno sicuramente numerose, quelle di seguito sono prime impressioni e vorrebbero essere spunti di riflessione per un dibattito corale più ampio.
Sicuramente le criticità che facevano da resistenze all’utilizzo di queste modalità alternative ci sono e permangono, ma si possono scorgere anche nuove possibilità.
Le criticità consistono nelle evidenti difficoltà comunicative dovute a problemi di connessione, all’audio intermittente, alla perdita dell’importantissimo contributo della comunicazione non verbale che caratterizza e definisce la relazione in termini emotivi. Per cui, gli aspetti affettivi che definiscono maggiore vicinanza e intimità nella Relazione Terapeutica vengono inevitabilmente persi inficiando non poco l’efficacia dell’Alleanza Terapeutica nel trattamento. Il silenzio come accoglienza, regolazione reciproca delle emozioni, sedimentazione delle consapevolezze, ascolto profondo, viene meno.
Ma allora quali sono questi vantaggi?
Nella pratica clinica degli ultimi mesi attraverso Skype le opportunità esplicitate riguardano soprattutto i minori e attengono tanto alla peculiarità del mezzo utilizzato, quanto alle variazioni in termini di Distanza/Vicinanza nella relazione.
L’uso, sicuramente accattivante del pc, tablet, cellulare, ha disposto i più piccoli nell’intrattenersi più a lungo nel colloquio e nell’interazione. Lo schermo, come difesa, e il web, come contenitore più ampio e spazioso in cui esprimersi, hanno facilitato l’accesso al colloquio anche a chi tendeva a rifiutare la relazione diadica di persona e ha, soprattutto, facilitato l’espressività nelle sue più disparate forme. Poter mischiare emoticon, frasi scritte, narrazioni a voce ha facilitato l’espressività in molti ragazzi inibiti e difesi.
Per quanto riguarda la relazione terapeutica, anche sotto questo aspetto emergono dati interessanti. Facendo riferimento soprattutto al lavoro con minori vittime di abusi e maltrattamento con meccanismi di difesa rigidi e ben strutturati, questo modo alternativo di affrontare i colloqui ha avuto degli importanti benefici.
Mi preme offrire una breve e sintetica cornice rispetto alle modalità relazionali di questi ragazzi che tendenzialmente hanno vissuto esperienze traumatiche e disorganizzanti proprio all’interno delle relazioni di attaccamento, proprio per mano di chi avrebbe dovuto garantire loro protezione e sicurezza. Questo porta, oltre tutta una serie diversificata di difficoltà, disagi e sintomi, a vivere le relazioni umani con forte sfiducia e, addirittura, a sentirle come una minaccia. Più ci si avvicina, più ci si sente minacciati. Troppa vicinanza all’altro, a sé stessi, ai propri vissuti, alle memorie di esperienze interiorizzate, più forte può essere il senso di angoscia e perdita dei confini psichici. Maggiore distanza dall’altro, da sé stessi, dal contatto con i propri vissuti e le emozioni intense, come con la distanza del colloquio virtuale, ha fatto in modo che si mantenesse più facilmente una certa sicurezza e compattezza. Pensiamo anche, che la maggior parte dei ragazzi fa il colloquio nello spazio confortevole della propria stanzetta.
Sorprendentemente è capitato che alcuni di loro abbiano mostrato maggiore propensione a parlare delle proprie esperienze, anche di quelle traumatiche che nella relazione vis à vis avevano sempre evitato. Certamente non si può negare che attraverso il mezzo tecnologico si è fornita la possibilità di mantenere più salde le difese, la dissociazione da sé e dall’altro in particolare, elementi su cui dover continuare a lavorare in un setting in presenza e, quindi, con maggiore vicinanza. Ma questa indefinita dose di dissociazione dalle proprie emozioni e dal contatto con l’altro ha permesso che alcune narrazioni su esperienze traumatiche venissero fuori in maniera più coerente, organizzata e libera da resistenze. Per cui, questo è un buon risultato di cui prendere atto e da tenere in considerazione.
In conclusione, questa sembra una delle prime osservazioni fatte e si spera possa essere uno spunto per riflessioni condivise sugli effetti della psicoterapia online cogliendo l’occasione per favorire scambi e disponibilità all’integrazione di saperi ed esperienze così preziose per il nostro lavoro e la nostra comunità di persone che pensano e condividono!
Psicologa, Psicoterapeuta