MODA, DONNE & PSICOLOGIA

Un Viaggio “SEMI-SERIO” illustrato dentro al novecento

Dal proto-femminismo dell’ottocento al body positivity del post modernismo: come il principio femminilesi è espresso, evoluto e compresso attraverso le varie epoche storiche.

L’ABITO COME MANIFESTAZIONE DELLA PROPRIA IDENTITA’

Definizione di habitus (lATINISMO)

Semplici, le cose sono semplici.
Pertanto, restiamo nella semplicità. ci proveremo perlomeno, parlando di donne…

abito, dal latino “abitudine” – “modo”;
Indica più genericamente un’attitudine o una tendenza,
Un modo di stare al mondo più semplicemente.

Ci sono molti modi,
Cantava un gruppo indy rock dei miei vent’anni.

Quando all’epoca ero una studentessa fuori sede ancora un pò troppo “acerba”, ancora un pò troppo siciliana o isolana, permettetemi la specifica, teneramente “perbenista”, ricordo che. durante la prima lezione seduta tra i banchi della mia amata accademia, la mia insegnante di moda ci puntò addoso i suoi piccoli ed intelligenti occhi neri, fissandoci per interminabili attimi ed esordì cosi’: “non c’è nulla di piu’ democratico della moda”.

(…)
nulla.
eh si eh.

“ci sono molti modi”. -dicevamo-. di stare al mondo, di dichiararsi, di dirla anche agli altri l’immagine interiore che ci anima dentro.
Perchè la verità è che la moda accetta tutto, accoglie tutto, rende manifesto tutto.

Come una epifania, una rivelazione, un eclettico fermo immagine che traduce una delle tante moltitudini che ci abitano.
La moda è mutevole, perché noi lo siamo.
Volenti o nolenti e’ così.
Ed è qui che comincia il viaggio, dentro noi stessi, dentro la nostra complessità’, a tratti stridente, e perché no, scomoda anche, il più delle volte;
Poiché tutto cio’ che e’ complesso risulta spigoloso, indecifrabile,
ci impone tempo,
cura e dedizione.

Come quando da bambini dovevamo sbrogliare il bandolo di una matassa tutta ingarbugliata.
Oh sì che si brontolava allora, la si lanciava per aria spazientiti e si passava ad un altro gioco.

La moda è un magico e portentoso pretesto, una potente leva che porta alla luce il nostro sommerso mondo interiore, carico di doppiezze, lame e tesori nascosti.

Affascinante tutto ciò, non lo pensate anche voi?

Consci o inconsapevoli -perlopiù-, è ciò che ci accade mentre siamo intenti a fare altro,
Immersi nella nostre vite, sospesi tra un caffé nero bollente ed una serata piacevole tra amici durante una primavera incerta..
E poco prima a chiedersi “ma come mi vesto? “.. -ma si.. praticità’!

Eppure, ci sono molti modi. e possibilità.
Di esistere.
Di stare al mondo.
Di costruire o decostruire in assoluta libertà la nostra identità con apposta ben in evidenza la data di scadenza.

Sì, la moda scade.
Perché scadiamo anche noi, se solo fossimo più attenti al nostro sentire interiore,
Al nostro sguardo miope quando al mattino al buio ci vestiamo, capiremmo che è quello stesso sguardo a parlarci..
A dirci: “ ehi amico, smolla un pò la presa su quella divisa da triste impiegatino asburgico di fine secolo…
hey hey! sveglia un pò! io sono già altro e vorrei che mi tirassi fuori da qui, da questa penombra grigia nella quale mi tieni nascosto per abitudine o incuria.. o più semplicemente, per praticità’ ”.

E così, “per praticità” rinunciamo un poco a noi stessi, al capolavoro che siamo per atto di nascita,
Alla nostra stessa unicità,
Ad una neonata parte di noi,
All’opportunità di portare alla luce ed esprimere quella nuova sfaccettatura attraverso un abito, un colore, un accessorio, un profumo particolare, un occhiale fantasmagorico a forma di unicorno bi-fronte che dichiara cio’ che siamo,
Oggi,
Qui,
Ora,
Davanti alla collettività.

Sì, la collettività’. perche’ noi esistiamo nella misura in cui siamo visti e riconosciuti dagli altri, testimoni delle nostre evoluzioni e conquiste interiori.

Magari anche con la dovuta leggerezza e allegrezza, che a prendersi troppo sul serio non so mica se ci facciamo del bene seriamente.
Non sapete quanto io sia nostalgica di quelle oscene paillettes diametro 10 e boa di piume di struzzo iridato..

Invece mi ritrovo ad osservare attorno a me monocromatiche uniformi senza contenuti di genere, specie, maniera….
Ma si sa, siamo figli del nostro tempo incerto, di transizione, tanto vale non caratterizzare nulla, non connotare le cose attorno a noi.
Finendo così per non connotare nemmeno noi stessi.
Neutri.
Restiamo neutri.

Mah.

Nel linguaggio alchemico si direbbe così: ciò che è dentro, così è fuori.
Ossia, un abito è molto più di un pezzetto di stoffa, è la concretizzazione di un nostro sentire, di un lato della nostra personalità’.
Quell’oggetto di moda ci svela,
Ecco perché la possiamo temere o contrastare talvolta.
Ciò che è detro, così è fuori.
Corrispondenze,
Proiezioni,
Identificazioni,
Conflitti.

Ahia, ma non volevamo solo parlare di un anonimo pantalone nero ed una t-shirt bianca da 9,90 euro cucita da una dodicenne indiana ?

Beh, dai.. circa le questioni etiche inerenti al comparto moda, ne parleremo un’altra volta.

Sì, la moda ci invita all’ascolto di noi stessi, delle nostre emozioni impalpabili che ci guidano nella vita di tutti in giorni.
Ma tant’è..
Accade troppo spesso che il nostro tram tram ci impone di prestare l’attenzione su altro, altre faccende, altre priorità’,
La vita pratica detta le sue leggi sicché il nostro mondo interiore in quanto invisibile può aspettare.

Dicevamo della moda.

Se c’è qualcosa di assoluto che porta con se’ la moda è sicuramente la libertà che ci reca in dono.

Accogliamola. accogliamoci dunque.
Perché la moda non è sterile dittatura, è innanzitutto accoglienza.

Non c’e’ alcun limite se non quello che noi imponiamo a noi stessi: per rigore,
per timore, per assimilazione di modelli esterni che abbiamo introiettato senza neanche rendercene conto. Siano essi potenzianti o pericolosamente limitanti.

Sì, ok, fin qui siamo stati sufficientemente romantici,
Passiamo al rock, mi pare sia giunto il momento.

La moda è sesso.
Era ovvio, no?
Chi si occupa di moda, chi crea la moda, tutti coloro che “consumano” e comprendono la moda lo sanno bene, anzi benissimo.

Ah si! si!!
Si è invischiati fino al collo con il sesso se si parla di moda.

Adoriamo!

E se si parla di sesso, di carica vitale, se si parla di moda come mezzo che rende manifesto una qualche e potente rivoluzione interiore, non si può non parlare della donna,
del suo principio femminile,
della sua guerriera interiore impegnata in prima linea contro le ancestrali leggi del patriarcato, delle sue lotte interiori e magie intestine,
del sangue e della guerra che essa stessa porta con se’, morfologicamente ogni 28 giorni.

Cosa c’entra questo con la moda?

Tutto.

Ehy, tutto!
E sara’ un bel viaggio esplorativo nel mondo femminile attraverso le varie epoche storiche,
A cavallo delle due guerre, vedremo insieme come le grandi couturier del secolo scorso hanno interpretato la donna, l’hanno “ liberata e perche’.
Perché e’ stata grande Jeanne Lanvin, Chanel, Schiaparelli!
No, signori, non parleremo solo di pizzi, trine e merletti.

Parleremo di vita, donne, fantasia… sempre in bilico tra superfici, abissi interiori.. & storie d’amore!
Pertanto, brava gente, viandanti, amici, fratelli, pellegrini, non perdiamoci di vista !

Seguiteci nelle prossime puntate

Con simpatia 🙂

Damiana Spoto

Designer e Docente di moda Master presso l’Accademia Costume e Moda di Roma