La presa in carico della crisi adottiva: aspetti di un intervento psicosociale complesso

Complesso, termine usato nel titolo del presente articolo, è la parola da cui voglio partire e che deriva dal latino “cum plexum”- “con nodo o intreccio”.

L’ho scelta perché ben rappresenta la varietà e la molteplicità che si cela dietro la storia di ogni “triangolo adottivo”, storia che, risulta sempre essere fondata da 3 parti.

Ma, quali sono le parti di questo triangolo?

Questa è la prima domanda a cui rispondere per non perdere di vista i 3 vertici emotivi che sempre compongono la storia di ogni adozione.

Stiamo parlando del figlio adottato, dei genitori adottivi e dei genitori biologici, protagonisti di un cast che procede all’unisono in una storia “senza tempo”.

“Tempo” sarà la seconda parola che tesse la trama di un qualsiasi percorso adottivo, nel quale, il tema delle origini si intreccia saldamente con quello dell’identità.

Il processo identitario di ogni “figlio/a adottato/a” sarà, infatti, sempre, necessariamente garantito e sostenuto da una essenziale continuità temporale tra passato, presente e futuro, nell’importante e imprescindibile significato di una continuità genealogica.

Più in particolare, in questo articolo affronteremo un tema specifico, quello del confronto con le origini e del modo, in cui, i genitori adottivi si pongono di fronte alle origini del figlio adottato.

La premessa doverosa da fare è che la rappresentazione del sé di ogni bambino/a adottato/a passa attraverso la percezione che egli avrà dei suoi genitori biologici, immagine a cui, inevitabilmente, concorrono i genitori adottivi.

Solo che, qui, non si tratterà di una gara, di un duello tra gli uni e gli altri, anzi, la vera sfida inerisce alla possibilità di un sincero e autentico rispecchiamento agito, in primis, dai genitori adottivi nei confronti dei genitori biologici.

Come?

Innanzitutto, bisognerà che, per primi, i genitori adottivi, lontani dal porsi come antagonisti e come sostituti e unici e veri genitori del figlio adottivo, si siano interrogati sulle motivazioni che hanno spinto i genitori biologici all’abbandono, mostrandosi capaci di capirne le ragioni, i vissuti e i bisogni, e, avendoli sentiti come persone simili a sé, benché, con una storia diversa dalla loro.

I genitori adottivi saranno, pertanto, chiamati a muoversi sempre lungo un doppio filo che prevede, da una parte, di essere empatici con il figlio e di rispecchiarlo nel suo dolore per l’abbandono, dall’altra, di calarsi nella possibilità di potersi identificare con i genitori biologici, fornendo al proprio figlio una chiave interpretativa trigenerazionale della competenza genitoriale.

Questa può essere la strada per sostenere il figlio/a adottivo nel suo percorso e per aiutarlo a sciogliere i conflitti di identità dell’adottato e il suo paradosso esistenziale.

Ma di questo e di molto altro, parleremo nel prossimo articolo…

Dott.ssa Luciana Giordano
Psicologo clinico e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale