La contraddizione che consente la crescita

I due livelli dell’educazione e dello sviluppo umano, ovvero quello razionale, socio-culturale, e quello emozionale, intimo del soggetto dell’interiorità umana, sede dei valori, della stima di sé, fonte delle proiezioni creative, si ritrovano a convivere (non sempre armonicamente) all’interno della cultura scolastica.

L’utenza giovanile pone agli operatori scolastici e all’istituzione, pressantemente, due domande:

  • massimo sviluppo della soggettività e della sua fantasmatica (desideri, sogni, aspettative, impulsi);
  • massimo sviluppo del sapere razionale e sistematico e dei comportamenti sociali e produttivi convenzionati (adattamento e addestramento).

Le risposte, storicamente date dalla scuola, come istituzione, spesso tendono ad ignorare o a non soddisfare pienamente una delle due richieste.

La pandemia ha inoltre (inevitabilmente) inglobato l’istituzione scolastica in un sistema sempre piu’ di controllo e quindi di inibizione delle istanze creative degli attori coinvolti.

Si accentua pertanto sempre più un riduzionismo che non tiene più conto degli elementi soggettivi. Prevale la razionalità di un progetto di istituzione : divisione delle materie, divisione ed isolamento degli allievi, strutturazione specialistica, in base alla logica della disciplina; programmazione di un iter curricolare con definizione di “standard” di livello cognitivo da raggiungere da parte dello scolaro, aumento della burocratizzazione che non lascia più spazio al piacere dell’apprendimento e dell’insegnamento. Non c’è più il gioco e tanto meno il movimento.

La valutazione è ridotta alle performance cognitive comportamentali che possono essere misurate quantitativamente.

Dov’è finita quell’energia creativa che era esplosa in quei laboratori ed officine della Bauhaus nel lontano 1919 vicino alla città di Weimar.?

Si faceva baldoria, ma nello stesso tempo si stava costruendo un nuovo concetto di scuola dove insieme si faceva e si sperimentava, in un continuo movimento della mente, dei corpi e delle mani. Questa bella energia e sinergia che dal caos iniziava portava il cosmos ,sembra essersi esaurita.

L’attuale scuola sembra aver dimenticato la gioia, il dinamismo divertente e il piacere di fare insieme.

Oggi più che mai ci si assicura una certezza razionale sul prodotto in uscita e si introduce nel sistema scolastico molta rigidità e un elevato formalismo che copre il magma dei desideri, della vita soggettiva.

Per riconoscere in qualche modo lo specifico degli allievi tocca ricorrere ai vari bes, pei, ecc.. che però trasformano l’individualità di ognuno in deprivazione- handicap rispetto agli standard scolastici . Paradossalmente ci troviamo di fronte ad una scuola fatta di individualità negate.

Dall’altro c’è quindi chi opera un riduzionismo contrario, abbraccia i ritmi e le pause del soggetto e della sua dimensione individuale (culturale e psichica). Si sottolineano così i bisogni e le storie personali, si cerca di capire la logica dell’individuo, i modi con cui impara e ragiona, costruendosi un ordine personale che risulta sempre provvisorio.

In questo modo si cura l’apprendimento , certamente, ma a scapito di uno studio programmato, uguale per tutti.

Questi operatori scolastici non apprezzano l’efficientismo razionalista che si sforza di sostituire il volontarismo freddo della ragione alla volontà calda e e globale, emozionale e creativa, ovvero quella che deriva dalle motivazioni interiori del soggetto.

E’ veramente difficile accettare la compresenza in ogni persona di aspetti addestrativi necessari, legati all’istruzione, all’oggettività e alla razionalità fredda e aspetti creativi, legati all’apprendimento, alla curiosità dello scoprire e all’emozione dell’intelligere, del comprendere (inteso come prender dentro, possedere per agire).

E’ una compresenza che può essere considerata contraddittoria. Ma la contraddizione è dialettica della vita. Istruire ed apprendere spesso sono in competizione tra loro, ma possono essere inserite in un progetto di scuola in cui cooperano, perseguendo l’ideale di uno scolaro-figlio che venga aiutato a gestire le angosce delle sue contraddizioni, e cioè impari a vivere la sua vita di persona umana. Ossia:

  • sappia usare la sua volontà, accettando le proprie insicurezze e paure;
  • sia addestrato alle convenzioni della sua cultura e della sua società, cogliendone i limiti e le contraddizioni con ironia;
  • abbia appreso dall’esperienza la particolare emozione della curiosità e della ricerca intelligente- intellettuale (motivazione -apprendimento come gusto permanente di scoprire, curiosare, ricercare). In questa sfida tutti noi siamo coinvolti (maglio se“cooperativa-mente” piuttosto che competitiva- mente”), nel rispetto e nell’accettazione delle nostre funzioni specifiche e ma anche dei nostri limiti.

Carmen Greco
Psicoterapeuta famliare, psico-pedagogista