Il processo condiviso della crescita: la sfida degli adulti che crescono

Vorrei partire dal titolo di questo articolo, prima di iniziare la sua analisi: il processo condiviso della crescita: la sfida degli adulti che crescono!

A questa frase aggiungerei un complemento indiretto, ma non accessorio.

Con chi?

Con chi è necessario, dunque, che questi adulti crescano?

Con i nostri ragazzi, bambini e adolescenti, nostri figli o alunni che siano.

Questo articolo scaturisce dalla lettura di un libro di favole di Alba Marcoli, dove, assumendo il punto di vista dei bambini e, calandosi nel loro piccolo mondo, è possibile comprendere quanto ciò che a noi appare irrilevante o poco importante, in realtà, ai loro occhi, a volte assuma proporzioni gigantesche.

Un GIGANTE,

quello delle loro paure, delle loro angosce, delle loro insicurezze, dei loro blocchi, delle loro frustrazioni e, badate bene, dei loro LIMITI.

Il concetto di limite è ciò, su cui, oggi, intendo soffermarmi perché i limiti e i confini che noi adulti riusciamo a tracciare, sono gli stessi che avranno la funzione di delimitare, come perimetro di certezza, i confini della loro personalità in evoluzione e, parola chiave, della loro sicurezza.

Tra i bisogni irrinunciabili dei bambini e dei nostri ragazzi che crescono, ve n’è uno, invalicabile: il bisogno di definire dei limiti, di fornire una struttura e delle aspettative. Tra i diritti fondamentali di un bambino e / o di un adolescente, infatti, ce n’è uno da tutelare e salvaguardare, il più possibile: il bisogno di sentirsi protetti da adulti più forti di lui. Più forti…inteso come comparativo di maggioranza che nulla ha a che fare solo con la forza fisica. Trattasi di un altro tipo di possenza, di urto a stampo emotivo, che c’entra con la capacità degli adulti di stabilire limiti che abbiano il fine di contenere, ma anche, soprattutto, di proteggere i più piccoli.

Può sembrare facile o banale, ma, appartiene anche all’adulto la difficoltà e/o la fatica di darsi e di dare dei limiti: può capitare, allora, che il genitore rinunci a dire e dare dei “NO” al proprio figlio, accontentando le richieste di un bambino e/o di un adolescente che alza continuamente il tiro, mai pago di ciò che ha ottenuto ma sempre propenso ad ingaggiare nuove lotte e sfide per avere di più…ed così che, dunque, rischia di nascere e consolidarsi un piccolo “tiranno” infelice, il cui regno sconfinato non sarà mai sufficiente a esaudire i suoi infiniti capricci.

Ecco che il concetto dei “limiti” riguadagna l’attenzione del nostro articolo, ma richiede anche la sorveglianza di noi adulti, la nostra responsività, la nostra attivazione empatica e, infine, la nostra stessa consapevolezza di avere dei “limiti”. Quali?

Esistono 2 atteggiamenti da conoscere ed evitare:

  • il primo è il distacco da un atteggiamento onnipotente, nel quale si crogiola, sta e muore l’illusione di poter sempre accontentare un bambino e/ o un adolescente al fine di evitargli qualsiasi frustrazione;
  • il secondo si traduce nel rischio di trincerarsi in un funzionamento mentale che viaggi, esclusivamente, per poli opposti: bianco o nero, tutto o niente, per cui, si elargiranno o si propineranno al bambino o solo frustrazioni o solo gratificazioni.

Il limite potrà, allora, saggiamente configurarsi come sfumatura, come prezioso apporto, sostegno che, da una parte, compensandolo anche di gratificazioni gli attribuiranno un valore e, dall’altro lato, però, lo aiuteranno anche a entrare in contatto, quando occorre, con i

“NO” che lo manderanno più protetto e meno allo sbaraglio verso una vita a cui, adattarsi, conformarsi, amalgamarsi in un processo alchemico e sintonico con i propri bisogni e i propri desideri più autentici, a cornice di una narrazione che si apra con un “c’era una volta un bambino con i suoi limiti e la loro mirabile scoperta…”

Luciana Giordano
Psicologo clinico e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale