Diventare genitori ai tempi del Corona Virus

Alla nascita d’un bimbo

il mondo non è mai pronto.

(Wislawa Szymborska)

Sono una psicologa e una mamma. Il mio pensiero non può non andare a tutte quelle donne che stanno partorendo in questo periodo, costrette ad affrontare il travaglio e il parto da sole e spaesate. Accanto a queste donne ci sono uomini che aspettano da mesi di potersi godere la gioia dell’arrivo del proprio figlio e si ritrovano, invece, ad attendere notizie nel parcheggio di un ospedale. Le visite di controllo sono ridotte al necessario e potrebbero divenire momento di ansia per il contatto con ambienti sanitari molto frequentati, creando stati d’animo contrastanti, che si aggiungono alle montagne russe emotive con cui le donne in attesa devono fare i conti a causa degli sbalzi ormonali.

Questi genitori stanno affrontando una grande prova, chiamati a piantare fiori in mezzo a grovigli e sterpaglie, divorati dal senso di colpa per aver scelto il momento sbagliato, per aver consegnato i loro piccoli ad un mondo così ostile. Tutto ciò, senza potersi avvalere di quella importantissima rete sociale fatta di parenti e amici che fornisce grande sostegno nei primi mesi, i più difficili.

Si tratta sicuramente di una situazione anomala, inusuale, ma ciò non toglie che possa nascondere degli aspetti positivi che potrebbero giovare alla relazione con il nascituro, piuttosto che limitarla. Vediamo insieme come possiamo trasformare questa situazione in opportunità.

  1. IL PERIODO SPECIALE DELLA GRAVIDANZA

Spesso la gravidanza rappresenta un periodo speciale nella vita di una donna: si viene coccolate dal partner e tutti hanno un occhio di riguardo per la donna in attesa. Adesso, ci si ritrova a dover stare lontani dai propri affetti, che sono costretti a veder crescere il pancione tramite foto.

Si può provare a utilizzare al meglio questo momento di “vita sospesa” leggendo e informandosi, preparando pasti da congelare e utilizzare dopo l’arrivo del piccolo, quando non ci sarà molto tempo da dedicare alla cucina. Ci si può dedicare alla cura del corpo, facendo esercizi per rafforzare il pavimento pelvico e massaggi che possano facilitare il momento del parto (se ne trovano moltissimi on-line) e, soprattutto, prendersi del tempo per rafforzare il rapporto intimo con il piccolo in pancia parlandogli, cantandogli canzoncine o ascoltando insieme della musica.

La gravidanza può lasciare un ricordo positivo, anche ai tempi del coronavirus!

  • PIU’ SPAZIO PER LA COPPIA

Restare in quarantena con il proprio partner prima dell’arrivo di un figlio potrebbe essere un’occasione per celebrare la relazione di coppia che inevitabilmente subirà delle modifiche con l’arrivo di un figlio. Difficilmente siamo portati a parlare di emozioni, la convivenza forzata di questo periodo potrebbe diventare un modo per trovare una nuova intimità di coppia, un clima di condivisione emotiva che sarà molto utile ad affrontare insieme le sfide legate alla genitorialità.

Nel post-parto, invece, l’isolamento forzato del nucleo familiare potrebbe favorire un maggiore coinvolgimento dei papà nelle cure neonatali. Sebbene il ruolo del padre sia fortemente mutato negli ultimi anni, ancora troppo spesso viene tagliato fuori dall’accudimento del piccolo. Non di rado il mancato coinvolgimento paterno viene colmato dai nonni, sempre più spesso chiamati a svolgere un ruolo principe nella crescita dei nipoti, alle volte anche eclissando i genitori. Il Covid-19 e la conseguente impossibilità di avere una rete sociale, presente fisicamente in aiuto alle madri, potrebbe quindi spronare i padri a svolgere un ruolo più attivo, chiamandoli ad affrontare il senso di imbarazzo e di inadeguatezza che, a volte, impedisce loro di partecipare alle pratiche di accudimento.

  • IL TRAVAGLIO E IL PARTO

Molti genitori attendono con ansia questo fantomatico momento, immaginando l’emozione immensa del primo vagito e del poter guardare insieme il loro bambino. È vero, è un momento unico, ma non sempre così idilliaco come viene immaginato. Non di rado, i papà hanno difficoltà nel vedere la mamma sopportare i dolori e, non sempre, riescono ad essere di aiuto, rischiando anzi di innervosire o di diventare essi stessi motivo di preoccupazione per la partoriente e per lo staff medico. Affrontare questi momenti in solitudine potrebbe aiutare a restare concentrati su ciò che sta per accadere, convogliando le energie sulla gestione del dolore, affidandosi alle ostetriche e al personale medico che sapranno guidare la partoriente al meglio.

  • I PRIMI MOMENTI

Soprattutto per le primipare potrebbe essere un vero dramma ritrovarsi completamente sole con questo corpicino di cui doversi prendere cura a 360 gradi. Ad alcune potrebbe capitare di guardarlo e  pensare: “Ora che faccio? Come e quando va cambiato il pannolino? Quando devo attaccarlo al seno? Ha fame?”

Le domande potrebbero essere infinite e, di solito, le neo-mamme sono letteralmente inondate da persone che danno consigli (forse troppi e, generalmente, non richiesti) su come gestire il tutto.

Il primo punto fermo è MANTENERE LA CALMA! Seguendo il proprio istinto, la madre può perfettamente entrare in sintonia con il proprio piccolo, sfruttando l’assenza di amici e parenti per fare come meglio crede, senza pressioni di alcun tipo. Non bisogna vergognarsi di mostrarsi inesperte davanti al personale sanitario, è lì apposta per assistere la madre e rispondere alle sue domande. Anche internet può essere un ottimo alleato per conoscere le posizioni per allattare e per conoscere il giusto attacco al seno, che però è sempre bene far controllare dal personale del reparto o da consulenti formate proprio per supportare le madri in questo.

  • INTIMITÀ

Il bimbo appena nato è un estraneo, bisogna conoscerlo e lui deve conoscere i suoi genitori. Il parto è un trauma per il neonato: era al calduccio, protetto nel grembo della mamma, con suoni e luci ovattati; la nascita lo ha catapultato in un mondo che non conosce, pieno di stimoli a cui non è pronto. La madre è stanca, provata, ha bisogno di sfruttare ogni momento di assopimento del bambino per poter riposare e di sentirsi libera di allattare senza imbarazzo. Di solito le prime ore in ospedale sono un via vai di tantissime persone impazienti di conoscere il nuovo arrivato. Il divieto di visite a causa del virus potrebbe essere un fattore protettivo per la relazione madre-bambino, favorendo maggiore tranquillità e benessere nella madre. Certo, per il papà non sarà facile vedere il piccolo per pochi minuti, ed eventuali altri fratellini o sorelline potrebbero sentire molto la mancanza della mamma, ma si tratta di pochi giorni, presto il nucleo familiare si riunirà a casa.

  • CASA DOLCE CASA

Dopo pochissimi giorni dal parto, salvo complicazioni, le mamme sono libere di tornare a casa. Mai, come in questo momento storico, le abitazioni sono diventate dei luoghi dove ci sente al sicuro, protetti da ogni pericolo, proprio come nel grembo materno!

Il coronavirus permetterà, letteralmente, a mamma e papà di godersi i primi tempi a casa, senza paura di visite indiscrete e senza l’obbligo di dover tenere sempre la casa in perfetto ordine, dedicandosi completamente al piccolo e alla costruzione di una nuova armonia familiare. I genitori potranno rilassarsi e molti papà, esonerati dal lavoro, potranno sostenere al meglio la mamma, permettendole di ritagliarsi anche un po’ di tempo per sé.

Nonni, zii, amici potranno vedere il capolavoro tramite videochiamate e, presto, quando tutto questo sarà finito, conoscerlo sarà ancora più emozionante.

Dott.ssa Antonella Nuzzolese
Psicologa Clinica – Psicoterapeuta in formazione ad indirizzo sistemico relazionale